30 Days of Indie Travel Project Day 22: TRANSIT – The word travel comes from a French word meaning “work” and sometimes, getting there is work. Between crowded buses, long airline delays, overnight trains and crazy rickshaw rides, transportation can be stressful, but it can also be a rewarding part of the tip. To Read the blog in English click here
30 Giorni di Indie Travel Project Il giorno 22 del progetto e il tema è: “PASSAGGIO – Racconto un viaggio in cui i mezzi di trasporto sono stati un po’ difficili.
Le sofferenze di viaggiare: la prima volta in Europa…
#1 Difficoltà: lasciare indietro un fidanzato. È stato un sacco di lavoro andare a Firenze la prima volta. I miei genitori mi hanno comprato un biglietto per un volo su Sabina Belgium World Airlines. Ho preso un aereo da Cedar Rapids Iowa a Chicago per una sosta breve per vedere il mio ragazzo prima di decollare per l’Europa per una borsa di studio. Avevamo cominciato a frequentarci qualche mese prima della mia partenza e mi ricordo che quando mio padre mi ha lasciato al bordo l’aereo destinato per Chicago era un po’ scettico che una storia d’amore poteva sopportare la prova del tempo e della distanza. Che buon addio! Ho trascorso il resto del volo pensando tristemente al mio amore che ho lasciato a casa.
#2 Difficoltà: non sapere come leggere un’orario dei treni europei. Quando sono atterrata in Belgio ho incontrato
tre amiche con cui stavo andando a Firenze via un treno notturno. Nessuno di noi avevamo mai viaggiato in un treno Europeo e non avevamo mai immaginato che ci fossero più di una stazione ferroviaria di cui preoccuparci. Dunque al aeroporto abbiamo preso il treno sbagliato e invece di uscire a Bruxelles nord, siamo andate in centro a Bruxelles centrale nel centro. Ci siamo trovate in una città straniera, con tutti i bagagli senza la minima idea di come trovare il treno per Firenze. Non penso che i miei genitori avessero pensato a fondo il mio itinerario di viaggio quando hanno comprato il mio biglietto, e in quel momento erano beatamente inconsapevoli che la loro figlia, il primo giorno in Europa, era persa in una città straniera.
#3 Difficoltà: in viaggio con un’amica che porta una flottiglia di borse e non aderisce alla regola “porta-solo-che-può-portare-da-sola”. Fortunatamente per la mia amica, ero lì ad aiutarla. Purtroppo per me, non era facile portare le valigie di qualcuno altro e anche le mie, intorno alla stazione ferroviaria di Bruxelles… e avevo i muscoli doloranti a dimostrarlo.
#4 Difficoltà: scioccata dalla condizione dalle toilette pubbliche alla stazione ferroviaria Belgo. “Toto, non siamo più in Iowa!”
#5 Difficoltà: non sapere parlare Francese. Alla fine ci siamo arrivate al Bruxelles nord dove i treni partivano all’estero. Bene! Unico problema? C’erano tanti treni che partivano da Bruxelles per Firenze! Ancora con la stessa storia! Senza la minima idea di quale sia il treno da prendere, siamo andate da una pista ad un’altra cercando il nostro treno. Inutilmente abbiamo chiesto informazioni alla gente, ma come si può immaginare nessuno sapeva Inglese. I nostri tentativi di pantomima non sono serviti a molto e le informazioni ricevute hanno solo aggiunto confusione alla confusione. La nostra capacità di prendere decisione era un po’ confusa dal fuso d’orario ma finalmente siamo riuscite a determine il treno giusto. Giusto in tempo! A causa della disperazione e del panico, stavamo per salire sul treno alle 5:45 con destinazione Firenze, invece d’aspettare il treno diretto che partiva alle 6:05. Se avessimo preso il primo treno, saremmo arrivate in Italia una settimana dopo, visto che era il treno che faceva ogni tappa da Bruxelles a Firenze. Invece, abbiamo individuato il treno giusto e siamo salite a bordo il treno sarebbe arrivato arrivare il giorno successivo.
I miei primi tentativi di viaggiare all’estero erano un po’ patetici e più una specie di commedia. Dall’altro lato, a causa degli errori commessi, le mie amiche ed io avevamo un paio d’ore per andare a spasso per Bruxelles, anche se eravamo appesantite da un sacco di bagaglio extra. A bordo del treno giusto, abbiamo fatto amicizia con il controllore, che ci ha chiamato “le sue Americane” e lui che ci ha aiutato a e sentirci a casa a bordo del suo treno. Nella mattina, dal treno con i primi raggi di sole ho avuto il mio primo sguardo dell’Italia e mi sono immediatamente innamorata profondamente. Quando siamo arrivate a Firenze siamo state accolte dal nostro professore che ci ha comprato il nostro primo gelato italiano. Gelato, devo dire, va bene per alleviare il dolore di un viaggio terribile. Oh, e il fidanzato che ho lasciato a casa…le cose sono andate abbastanza bene e ora lui è mio marito!